Il mio Festival “Occhirossi”

scusate se non sono entusiasta, ma forse non è periodo, forse non sempre ci si può limitare ad abbozzarle le cose, a volte bisogna prepararle. Ho imparato che partecipare ad una mostra non è solo attaccare dei pannelli al muro, ci vuole dell’altro, è come in cucina: non basta mettere gli ingredienti in una pentola, bisogna conoscere tempi e dosi e ci vuole attenzione…e amore.

Ho partecipato a questo festival senza amore…Non so perchè, ma è stato così, un brutto clima attorno a me, forse dentro di me, fatto sta che mi sono limitato ad attaccare le foto al muro e la gente è passata, qualcuno mi ha fatto i complimenti, ma non è così che doveva andare.

Non mi aspettavo nulla, solo di essere in pace con me stesso, di sentirmi parte di qualcosa…Ma io non mi sento mai parte di qualcosa, odio quelli che si definiscono fotografi, che danno troppo a vedere di impegnarsi in qualcosa…ma poi mi rendo conto che ho paura di misurarmi. Ecco che allora appare molto più facile fare dell’ironia, ritirarsi dalla gara, piuttosto che partecipare e rischiare di perdere.

Non mi è piaciuto questo "occhirossi", non ci ho messo nè forza nè cuore, solo le foto…E non basta.

Mi ripropongo di mettermi nelle cose solo se sono in grado di sostenerle e non per annotarle poi in una sorta di curriculum vitae di cazzate fatte.

Scusate lo sfogo, ma lì almeno la metà delle foto esposte era peggio delle mie, però io mi sentivo l’ultimo, perchè non mi sono esposto, perchè non ho parlato, non ho partecipato ad incontri, non ho fatto un cazzo, se non una fila spaventosa per mangiare una cotoletta di marmo cucinata da alcuni cerebrolesi super tossici.

Unica nota pseudo-positiva l’incontro con l’amico Alfredo e i discorsi dei ragazzi e non ragazzi dei centri sociali. Quest’ultima cosa è detta in maniera assolutamente ironica…sembravano controfigure dei comunisti di 50 anni fa, una foto diventava un progetto, una quota di ingresso era sottoscrizione, i fotografi erano la base e la mostra un evento di contro-cultura…

Provo un misto di tristezza e divertimento nel trovarmi in contesti di questo tipo…forse sono loro i veri disadattati, i veri prigionieri, loro che ritengono di essere liberi…ma il discorso è troppo lungo e non sono dell’umore adatto…

Occhirossi batte Federico 2-0… 

3 pensieri riguardo “Il mio Festival “Occhirossi”

  1. Mi sento molto vicino a quello che dici, Fede. Mi sa che anche io molto spesso mi sono ritrovato nella tua stessa condizione, quasi come soggetto ad un senso di inferiorità solo perché i nostri “prodotti” (artistici o altro) erano frutto di un lavoro e soprattutto di un pensiero indipendente e direi anche individuale, senza necessariamente essersi esposti, senza necessariamente aver parteciapto all’incontro pseudo-intellettualoide che non dà nulla al valore del tuo personale lavoro.Troppo spesso ultimamente si vedono in giro eventi “culturali” che se da un certo punto di vista sono OK per attirare le persone da tutti i livelli verso la conoscenza, da un altro punto di vista sono solo l’ennesimo modo di imitare una “corrente (pesudo)culturale” che per essere anticonformista a tutti i costi finisce per massificare i propri prodotti diventanto una moda alternativa…oddio non so se mi sono spiegato!! 🙂 sarà pure che è l’1:30!!

  2. Quello che intendevo io invece è che, se si fa un’esposizione, bisogna curarla. Esporre una mostra, non è la stessa cosa che mostrarla ad un amico, devi dargli una veste interessante, altrimenti non ha senso. Io davvero mi dico che ho fatto una cacata di esposizione, non sono un fotografo, quindi poco male, però mi dispiace aver fatto una cosa senza impegno.

  3. Dai su che quelle che hai fatto da fonoteca sono sempre andate bene….. Li l’impegno c’era e gli amici hanno apprezzato…. Ti rifarai…

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