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Sarebbe bastato che qualcuno gli avesse detto di fermarsi.

A lui, ossessionato dall’andare comunque avanti, anche se le cose utili, nel senso di quelle che potevano farlo stare bene, erano di lato, sopra, sotto, attorno insomma.

Ed invece nessuno gli ha mai dato un consiglio.

Tutti spaventati dalle sue reazioni, dalla veemenza delle sue parole, da quella rabbia mal gestita.

O magari non erano tutti spaventati, semplicemente non c’era nessuno, proprio nessuno che volesse perdere del tempo a dirgli “fermati ora, è questo il momento di fare i bilanci”.

Eh già, perchè i bilanci preventivi servono, quelli a consuntivi deprimono.

A 20 anni magari un bilancio l’ha anche fatto, ma con lo spirito di un 70 enne, di quelli vecchi però.

Solo voci sul come pararsi il culo, su quanti soldi dover avere per non aver paura di finire a mangiare brodo tutte le sere, su come comprare una casa…

E nessuno a dirgli che quello era il tempo di rischiare.

Sono passati gli anni, gli anni si sono sommati ad altri anni, si sono fatti spessi come mattoni e pesanti come mattoni.

Si è trovato culo sul divano, stanco senza aver corso, consumato dalla paura.

Ma poi dico io, e vorrei dirlo a lui , “che amici sono quelli che non ti fanno ragionare?”.

“Che genitori sono quelli che non ti spingono a superare i tuoi limiti?”.

“Che donna è una donna che non trova una strada per arrivare da te, in quella parte di te dove tu manco sai arrivare?”.

Ha avuto ed ha paura, è questa la verità.

Voleva una mano, anche due magari: una per essere aiutato e due per essere preso a schiaffi, che anche quelli lo avrebbero aiutato.

Ed invece tutta una vita a fare il “bravo ma non si impegna”, a vivere nel mito che “non mi ci metto perchè è una cacata, ma se mi ci mettessi….” ed invece no, se ti ci mettessi, probabilmente non combineresti niente però, porca troia, almeno ti potresti raccontare di esserti giocato la tua bolletta.

Ecco, l’ultima frase di senso compiuto suo padre l’ha lasciata a lui, ma era per suo fratello: “la vita è una scommessa, se non scommetti non puoi perdere, ma non potrai nemmeno mai vincere”.

Il padre non aveva mai detto frasi ad effetto, mai insegnamenti così “mistici”. Evidentemente in quelle flebo ai lati del letto di ospedale c’era qualcosa che in passato avevano dato anche a Jim Morrison.

Ma anche in quel momento la memoria lo tradì.

Aveva una memoria di merda, la sua vita era, nella sua testa, fatta di una dozzina di ricordi, non di più. Il resto, interi periodi, come quelli passati a lavorare in una libreria in cui si sentiva vivo e colto (non era nè l’uno nè l’altro), erano mangiati da un buio fitto, assoluto.

E così, anche quella frase ricevuta in eredità, o rubata al fratello, l’aveva dimenticata.

Non aveva scommesso, manco mille lire…

Aveva rimesso i jeans e la camicia, lo stesso pennello, la stessa vernice e dipinto i giorni a venire con gli stessi colori….