20 mt sotto

20 mt sotto al mare, è lì che ho portato papà.

Su una barca piccola.

Mio fratello, mio zio, Serena, un amico istruttore di diving e migliaia di ricordi.

Siamo usciti poco prima del tramonto. In una grossa sacca impermeabile l’urna con le ceneri di papà.

Mi sono preparato con calma, muta, pinne, pesi, gav, maschera…E poi giù, trascinando la borsa; giù cercando un posto buono sul fondale per depositare papà e farlo finalmente riposare.

Mi sono inginocchiato, ho guardato il mare rompere l’urna, un paio di pesci sono passati a dare uno sguardo, ho cercato nella memoria una preghiara che ho recitato in mente, male, senza ricordare le parole.

Alla fine ho pianto, ho tolto per qualche secondo l’erogatore ed ho cercato di essere presente nel momento in cui, per l’ultima volta, mi congedavo da mio padre.

All’uscita dall’acqua un tramonto ci ha accolti, un pò di commozione, qualche ricordo, un ritorno quieto e sereno.

Mi mancherai ogni giorno della mia vita. Non potrà che essere così.

Ciao papà, che il mare ti sia lieve.

Ferragosto al Cardarelli

che se non fosse il titolo della mia estate, ci starebbe bene come titolo di un film di Vanzina ed invece riguarda proprio me.

Dopo una settimana ad Ischia passata a litigare nell’ordine con: mia madre, Serena, un tizio che metteva abusivamente gli ombrelloni sulla spiaggia libera, un’aragosta reticente a mostrarsi a 25 mt sott’acqua, il press control della cisterna e chissà cosa e chi altro ancora, sono tornato a Napoli per la mia godibilissima settimana di piantone a papà.

Ho rivisto lui sempre più smagrito ed ho cercato di seguire i vaneggiamenti suoi e di arginare la strafottenza di infermieri, badanti e medici, poi dopo l’orario di visite sono tornato a casa, quasi sempre la stessa routine, almeno sino ad ora, mi sono messo sul divano a vedere un film e li mi sono finto morto, come fa non mi ricordo quale specie di animale per sfuggire agli attacchi dei predatori.

Immobile, con netflix acceso, con una canna di erba pronta all’uso, con l’aria condizionata e con lo stronzissimo cane del vicino, tale Kimbo, ad abbaiare senza sosta.

Ed in effetti nessun predatore mi ha attaccato.

Mi hanno attaccato i ricordi, le nostalgie, mi sono venuti incontro file excel stracolmi di formule per fare i bilanci della mia vita e mi sono sentito e mi sento vecchio; vecchio al punto che faceApp nel trasformare una mia foto in quella di me stesso anziano mi ha restituito una immagine che mi è apparsa più reale della realtà.

Forse è così quando ci si isola, quando si prendono le distanze da tutto e tutti perchè così è più facile gestire il dolore.

Che poi ora non posso nemmeno più parlare di dolore, il dolore l’ho provato, la morte di mio padre l’ho pianta.

Ora è diverso. Ora lui è nel letto, ogni tanto parla, manda qualcuno a fare in culo, rifiuta il cibo, ma non si può propriamente dire che sia vivo, anzi, e dunque che senso avrebbe ora il mio dolore?

Unica eccezione all’autoimposto isolamento sono stati gli incontri con i badanti: ne ho incontrati altri 5 o 6, tutti cingalesi, alcuni li ho ascoltati con interesse, altri mi sono domandato perchè cazzo fossero venuti.

Sono stati un diversivo, così come lo è stato scendere ieri pomeriggio per fare 4 passi, (derogando così alla mia tecnica del fingermi morto), volevo scegliere un libro, comprare una lacoste e prendere un gelato.

Non sono riuscito a fare nulla di questo.

Meglio se mi fossi finto morto a casa.

Il negozio della Lacoste, chiuso.

Le librerie aperte, ma ormai tutti i libri paiono uguali, tutti sulla quarta di copertina recano il commento entusiasta di qualcun’altro che descrive il libro come imperdibile, eccezionale, una vera novità, un caso letterario… Spesso cacate, ed allora meglio cercare in internet, tentare di ricordare nomi di autori amati, vedere se ci sono nuove uscite e, ovviamente, scaricare gratis l’ebook da emule.

Capitolo “gelaterie”.

Il Vomero non è deserto come speravo, ma non si può nemmeno definire affollato, in giro molti turisti, qualche anziano, più raramente bambini (tranne i figli dei turisti). Comunque in strada poca gente, al punto che non mi vergogno a dire che ho pensato di sedermi su una panchina e godermi la quiete, la stessa quiete che esisteva al Vomero di domenica pomeriggio quando ero bambino e ragazzino, prima che i negozi iniziassero a stare aperti praticamente sempre.

Ho pure pensato di gustare, su quella ipotetica panchina, un gelato.

Immaginavo già i gusti: nocciola e poi qualcosa di “rottura”, tipo amarena, more…

Ma l’unico posto inaccessibile in questi giorni sono proprio le gelaterie, non quelle più famose o centrali, tutte!

File lunghissime, estenuanti e così ho desistito.

No scusate, sono due i posti inaccessibili, le gelaterie e le farmacie.

Cannone ha iniziato i lavori di ristrutturazione e così ora comprare un farmaco è una caccia al tesoro.

Ieri sono entrato in quella di piazza Muzii, ho preso il numero 64, servivano il 22…. Ho abbandonato dopo un micro secondo.

Dovevo comprare farmaci per papà, già, per lui  che è in ospedale, perchè al Cardarelli non hanno più lo spray per le piaghe da decubito e non hanno nemmeno l’acquagel, perchè sono in ristrettezze…

No, no, non devo scivolare nel pericoloso terreno dell’attacco alla sanità pubblica, non devo, non devo…. Lo farò in un altro momento.

Comunque questa settimana e questo ferragosto a Napoli, con missione Cardarelli, mi hanno insegnato tanto, cosa ancora non lo so, ma tante.

Me ne vengono in mente alcune:

  1. Come gestire perfettamente l’aria condizionata;
  2. Come farsi far compagnia dal rumore degli avventori di Malone (il pub sotto casa), probabilmente ritrovo di tutti quelli che a ferragosto restano in città, ma non solo a Napoli, in tutte le città d’europa….
  3. Che sono un privilegiato a non aver mai vissuto un ferragosto a Napoli
  4. Che mio padre si è rotto il cazzo e che al prossimo starnuto, se gli voglio bene, è meglio che io giri la testa dall’altra parte, pur sapendo quanto mi costa.
  5. A fingermi morto.

E poi ho avuto conferma di quello che già sapevo, a distanza siamo bravissimi tutti ad amare, intenerirci, coltivare dolcezze e promesse, ma alla fine restiamo tutti le stesse teste di cazzo, che è poi anche il bello della vita.

Oggi ho preparato per mio padre un merluzzo sale e limone, come al solito non lo mangerà, ma fa parte della routine, non posso farci niente.

Buona vacanza a tutti, anche a me che comunque resto in piedi, fortunato come sono (e non scherzo).