le macchine ruba cervello

Ormai è una delle prime cose che si impara.

Fara la faccia seria, impassibile, magari la fronte corrugata. Magari le mascelle serrate a lasciare intuire chissà quale sforzo mentale.

Nel frattempo scrivere le peggiori puttanate su fb.

Oppure, conversare amabilmente con gente che conosci solo on line, che dal vivo hai visto un massimo di 10 volte in strada, cercando di nasconderti dietro un alberello di 5 cm di diametro per non salutare, scambiare battute, freddure, mettere decine di emoticon con il sorriso in  tutte le salse.

Al contempo tirarti una tarantella lunga un giorno con la tua compagna.

Forse parlo solo per me, ma in quanto a sdoppiamento sono un bel pò avanti.

Quando si teorizzava di una società dominata dai computer non si pensava a questo, ma a qualcosa di più cruento.

Così di creuento c’è poco, ma di dominio ce n’è tanto.

Non so se è una strategia, quello lo dovete chiedere a qualche Roberto Giacobbo o a qualche grillino scoppiato, di certo ci stiamo allontanando dalla vita reale.

E ‘ un lento, ma manco tanto, gioco a desensibilizzare.

Un giorno un cane sgozzato lì, un’altro un bambino mutilato, un’altro una donna sfregiata.

Ed in mezzo la foto dei nostri figli, dei tuffi al mare, del viaggio a Cuba, dei 70 anni della zia…

Come fare un frullato buttandoci dentro banane, pere, mele, merda, suole di scarpe, pezzi di vetro…

Che alla fine te lo bevi…E manco ci fai più caso.

Che finisci poi con il non vivere più fuori, ma solo davanti.

Davanti alle foto, alle frasi, alle cose che fanno intuire che qualcuno sia intelligente, ma solo intuire, perchè per capirlo ci vuole quanto meno una chiacchiera dal vivo…Ci vorrebbe…

C’è chi ci sguazza, (come me), chi soccombe come qualche ragazzino che finisce malamente bullizzato, ma tutti, proprio tutti, alla fine perdiamo.

Perdiamo in esperienza, perdiamo in odori, sapori, colori, cadute, abbagli, rischi.

Davvero non lo so se dietro c’è un disegno, ma se ci fosse…Se ci fosse ci sarebbe da cacarsi sotto, perchè il disegno è ben più di uno schizzo…

A qualche ora di volo da qui si uccidono, lo fanno anche con le nostre armi e noi (io), non usciamo manco da casa per attaccare una inutile bandiera della pace, bianca o a pallini rosa, scriviamo, (scrivo), una puttanata di 16o caratteri e mi appacio un pò…

Che le macchine si siano già presi il nostro cervello?

 

Io che sono un giovane vecchio.

Una cara Signora, ormai avanti con gli anni, un paio di giorni fa mi ha detto “il bello di invecchiare è che puoi dire quello che ti passa per la testa senza preoccuparti più di tanto”.

Io non voglio arrivare ad 80 anni per permettermi questo lusso. Io sono un giovane vecchio.

Sarò frainteso? Mal interpretato? Si sveglierà il fessacchiotto di turno per dare addosso non a me, e nemmeno a quello che dico, ma a come sembro attraverso fb…Bè pazienza. E poi non credo nè di avere, nè di meritare tanta importanza.

Io scrivo per la stessa ragione per la quale respiro. Necessità.

E, come con il respiro, a volte affanno, altre ansimo, altre sbuffo.

Bè, oggi voglio dire una cosa semplice.

Il Nazismo ha fatto del male agli ebrei (ed al mondo) 2 volte.

La prima quando ha tentato di sterminarli.

La seconda quando ha generato l’immenso senso di colpa occidentale, il cui frutto malato è stato ed è una sconfinata apertura di credito verso Israele.

Non sono esperto di questioni medio-orientali. A dirla tutta non sono esperto di nulla.

Fa però un certo effetto il silenzio della comunità europea, delle Nazioni unite e della comunità internazionale. Magari giusto qualche parolina di rito sulla condotta violenta, insensata dei tanto pacifici e timorati di dio israeliani, ma nulla di più.

Forse l’essere rimasti al Dio vendicatore del vecchio testamento ha un pò fatto perdere la bussola ad Israele. Forse davvero ci credono alle puttanate della terra promessa ecc?

E se poi era promessa, Dio ve la prometteva così incasinata?

Battute a parte sarebbe il caso di scrollarsi di dosso il senso di colpa per le persecuzioni naziste e trattare Israele come tratteremmo la Corea, la Libia e tanti altri paese che tentano, o hanno tentato,  (anche se poi i buoni e i cattivi non si sa mai chi siano davvero), di destabilizzare gli equilibri geopolitici.

Non so se già l’ho fatto, nel caso lo faccio per la prima volta, inizio io, d’accordo?

Chiedo perdono per ogni singolo atto di violenza subito dal popolo ebraico, dico davvero.

Lo farò ogni giorno ma poi, poi in cambio vi riterrete soddisfatti o continuerete con la legge del taglione presa, pari pari, dai vostri tanto odiati arabi?

E si, i fini politologi ed esperti di ogni cosa, mi diranno che il problema è complesso, gli equilibri, il paese cuscinetto tra medio oriente ed occidente, le colonie ecc…

Sarà che sono una mente basica, ma a me pare sia solo roba di razzi.

Ovvio che non è che in Palestina se ne stiano con le mani in mano.

Ovvio che non sia buoni buoni, contro cattivi cattivi.

Ma magari è tempo che agli occhi della comunità internazionale, le due parti vengano messe allo stesso livello.

L’israeliano non è mio fratello, mentre il palestinese è la merda da scamazzare. Mi sta anche bene che siano entrambi merde, ma non tollero più l’impunità di Israele. Non va più tollerata.

Isreale sta uccidendo, lo fa come un moderno stato nazista, nulla di più, nulla di meno.

Il patto…

si è rotto un patto.

Si è rotto un patto non scritto tra questa città e chi la governa, chi l’amministra.

Si è rotto molto più di quanto non sia accaduto a livello nazionale, anche perchè qui, in questa terra -europea per errore-, il patto non era siglato, non era scritto, non era codificato, eppure c’era, anche se forse è sempre stato un patto malato, fondato sul do ut des.

Oggi è l’ennesimo episodio in cui Napoli uccide un proprio cittadino.

Lo ha fatto spesso per camorra, per miseria, poi però ha iniziato a farlo per per incuria, per abbandono. Un albero che cade ieri, un cornicione oggi…

Una città che cade a pezzi, fuori come dentro, una città dove il principio cardine della responsabilità è ormai inesistente, con una amministrazione che non paga, non amministra, non risponde, non interviene, non pianifica…

Non è colpa di Demagogistris? Va bene, ci sto. Non è colpa sua. Ma la responsabilità di un Amministratore non è solo soggettiva, è anche oggettiva, per il controllo che avrebbe dovuto avere e non ha avuto, per gli interventi che avrebbe dovuto pianificare e non ha pianificato, per le teste di cazzo che avrebbe dovuto mandare a casa e non ha mandato…

Altrimenti posso farlo anche io il Sindaco, posso farlo anche io l’Amministratore. Prendo un secchio di vernice arancione, faccio una striscia a terra, dico che è la ciclabile più grande d’europa e via così.

Oggi è morto un bambino di 14 anni.

Ma poteva averne 2 o 4 come i miei, o 37 come me.

Ed in ogni caso l’unica reazione che avremmo avuto è la stessa che si è avuta oggi: lo “schiva responsabilità”.

C’entra poco, ma sono 6 giorni che tento di contattare la polizia ambientale, per denunciare un uomo di merda che nel rifarsi casa, trova terribilmente comodo sversare tutta la munnezza per strada, sul marciapiedi fuori al suo palazzo…

Nessuno, dico nessuno che risponda a quel cazzo di centralino…E anche se rispondesse, sarebbe il solito pseudo poliziotto della municipale troppo stanco per muovere il culo, troppo ignorante per capire…

Ed io non smetterò di farmi il sangue amaro, lo so già, e non è bello credetemi, però a far finta di niente proprio non ci riesco.

Ho voluto fare un gioco, telefonare alla polizia ambientale di Treviso. Avevo deciso che avrei finto di aver sbagliato numero e poi avrei attaccato.  Mi hanno risposto dopo 2 squilli, perchè? Perchè è il loro lavoro. Perchè è il loro dovere.

In una città dove il dovere diventa opzione, dove l’ascolto è una  concessione; in una città così il cittadino, anche quello più motivato, finirà con il non credere più a nulla, a percepire la tassazione sempre come iniqua e chi governa sempre come un “mariuolo”.

Quel bambino morto di 14 anni non si poteva salvare, l’unico modo era che non passasse lì sotto.

Non lo avrebbe salvato una telefonata per denunciare il pericolo;

non lo avrebbe salvato una denuncia per smuovere le autorità;

Non lo avrebbe salvato un appello accorato ad un poliziotto. NULLA.

Perchè nessuno avrebbe ascoltato, perchè in fondo “marò, ma tien tutt stu tiemp a perder?”, “marò e che cacacazz ca si, cammin cchiù mmiez a strad e vai”.

Perchè Napoli non ascolta, Napoli si regge su un patto che non esiste più e che forse anche prima era malato e quindi non regge più.

A Napoli si muore per camorra, per rapina, per malasanità, ma si muore pure per incuria, per abbandono, per irresponsabilità, e forse è altrettanto grave e triste.

Mi fa schifo Napoli.

Quando quei 40 mentecatti cantano i cori “lavali con il fuoco”, tutto sommato non hanno torto. Anche se non sanno perchè, involontariamente colgono nel segno. A Napoli occorrerebbe un azzeramento di tutto, la necessità di ritrovarsi attorno ad un mucchio di macerie, per siglare un nuovo patto, un patto che o si rispetta o si va via.

Cara Casalinga di Voghera…

Partiamo dalla base: i Gay sono uomini dotati di pesce.

Hanno braccia e gambe come noi.

Si nutrono di carne e pesce (non fate battute e non pensate male) e verdure.

Hanno organi del tutto simili ai nostri e, secondo recenti studi, anche sentimenti.

Pare che siano davvero persone vere, talmente vere che a volte non le distingui.

Si sono scelti, o gli hanno affibbiato, una parola che non è orecchiabile : “omosessuali”, non lo è perché richiama subito l’aspetto sesso, quello che magari si fa più fatica a digerire.

Ma io farei fatica a digerire anche qualsiasi termine che mi portasse a pensare a Giuliano Ferrara, (per dirne uno), che si accoppia con qualcuno/a o qualcosa. Tipo “giulianoferrarasessuale”.

L’alternativa era inventarsi una di quelle stronzate da sinistroidi da salotto :“diversamente innamorati” oppure “portatorediamorenonfinalizzatoallaprocreazione”, ma sarebbe stato controproducente, tanto per loro, quanto per chi voleva a tutti i costi insultarli.

Dire una roba tipo “sei portatorediamorenonfinalizzatoallaprocreazione di merda” ad un gay reo di aver ondeggiato un po’ troppo, sarebbe stato imperdonabile in un paese di sani principi come l’Italia.

Dunque, riassumendo, meglio chiamarli Gay, forse perché la gaiezza, sebbene dovrebbe appartenere un po’ a tutti quelli che bene o male se ne vedono bene, pare appartenga più a loro, e bene sta.

Occorrono poi altre precisazioni:

I gay vivono in case come le nostre, spesso negli stessi palazzi.

Comprano mobili, a volte belli a volte di merda.

I gay guidano sia le macchine nere, sia quelle colorate.

Una recente norma europea ha permesso loro di acquistare auto diverse dalla Smart viola. Questa si che può chiamarsi “legislazione per l’integrazione”.

Potrei fornirvi altre informazioni preziose, ma vorrei vi acculturaste un po’ da soli, magari cercando su google e tralasciando i link ai siti porno.

Fatte quindi un po’ di premesse, veniamo al nucleo della questione.

E’ di grossa attualità la foto di quella coppia gay che stringe, a petto nudo, il bambino nato da una madre che si è prestata, mi pare dietro compenso, a portare in grembo un ovulo non suo, fecondato da uno dei due tizi.

Ecco, sul fatto in sé io non sono tranquillissimo.

Quello che mi destabilizza, non è il fattore gayo che pare sconvolgere la benpensante di Voghera con il figlio che va a troie, il Giulianone Ferrara amante della cocaina, o le schiere di machi della camorra con statua di Padre Pio nel giardino, no.

Mi destabilizza questo tipo di modalità per far nascere un bambino. Una modalità che ben avrebbe potuto essere adottata anche da una coppia etero.

Fa scalpore il fatto che i due abbiano cercato il contatto pelle contro pelle? Fa scalpore che non si siano “depilati”. Se avessero rifiutato il contatto tutti avrebbero iniziato a dire “ecco, una madre non l’avrebbe mai fatto”. Se si fossero depilati non voglio nemmeno immaginare quante stronzare ne sarebbero venute fuori.

A questioni come queste che, a mio avviso, hanno più a che vedere con il rapporto tra scienza ed etica, che alla sfera omosessuali versus omofobi, ci si dovrebbe approcciare senza dogmi e preconcetti.

Lo dico da persona, ad oggi, fondamentalmente contraria a pratiche di questo tipo dove una gravidanza, che la si voglia vedere in un modo o nell’altro, viene comunque portata avanti per denaro, ed un bambino viene comunque, in qualche modo, mercificato.

Nasce quindi la domanda “che differenza c’è tra comprare così un bambino e magari comprarlo più grande in qualche paese del terzo mondo”?

Queste sono le domande che ci si dovrebbe porre, scevri dalla bigotta morale cattolica del “ciò che è naturale e ciò  che non lo è” perché, cara casalinga di Pompei, (il tuo luogo di residenza è spesso evocativo come un San Biagio dei Librai), devo darti un notizione: la macchina cuore polmoni che ha tenuto in vita tuo padre per due mesi prima che si riprendesse, non è naturale. E non è naturale che tu ti sia fatta ingigantire una zizzarella da 12 enne e non è nemmeno normale, se proprio vuoi saperla tutta che tu possa passare dal punto A al punto B, non con le liane, ma con la tua tamarrissima Smart viola…(pur non essendo tu gay).

Quindi, interroghiamoci su quella foto e su tutto quello che c’è dietro, ma non da tifosi.

E’ troppo facile buttarla in caciara, sulla stronzata della foto, del petto depilato e cose del genere, così come è troppo facile, quando non si sa che dire, tirare in mezzo “dio e le regole naturali del creato”, se poi vogliamo tirarlo in ballo, ammesso che venga, io gli direi: “quando hai finito di ascoltare le menate dell’avvocato benpensante di Firenze, vai a vedere che ci sono tipo svariati milioni di bambini, concepiti naturalmente, che stanno morendo così, per cazzate…”

Grazie Maestro

Lo ha già fatto David Foster Wallace nel suo “il tennis come esperienza religiosa”, ma voglio farlo anche io.

Ho visto l’ultima finale di Wimbledon a tratti.

Il Re ha perso. Forse si potrebbe dire che il Re, Re Roger, ha perso ancora, ma…

I “ma” sono tanti, tantissimi.

Il tennis di Federer è come quelle cose che vanno al di là del bene e del male. Il tennis di Federer è. PUNTO. Il fatto che poi vinca, o perda, quella è roba per tifosi.

Il tennis di Federer va nell’estetica, va nell’arte, va nella perfezione del gesto e nella naturalezza del movimento. Come quando restiamo ammirati di fronte al David di Michelangelo.

Ieri sera mi sono andato a recuperare il 3 ed il 4° set della finale con Djokovic, senza dubbio un grandissimo campione ed una ragazzo che pare assai simpatico.

Federer ha ceduto il 3° e stava cedendo di schianto il 4°. Poi è  stato come se, ad un certo punto, avesse avvertito non l’esigenza di vincere, ma quella di regalare una performance artistica al pubblico che, diciamocela tutta, era lì per lui. E’ sempre lì per lui, anche quando magari guarda Monflis c/ Seppi sul campo 4…

Ed allora ha iniziato a volare, a colpire con quei colpi pieni di forza e pulizia, impattando in quel cm di piatto corde dove il colpo diventa perfezione.

In un tennis in cui tutto è bimane, persino le voleè, vedere Roger lottare contro quelle maledette palle alte sul suo rovescio, mi ha regalato allo stesso tempo ansia e senso di ammirazione.

Ho giocato a tennis per 20 anni, non so se fossi bravo o meno, oggi non conta più. Conta il fatto che il abbia amato il tennis come forse non ho amato altro se non i miei figli oggi.

Il mio era un tennis figlio degli anni 90, fatto di rotazioni, grandi gambe, diritti ad uscire e troppi soliloqui in campo, e ricordo bene i top spin sul mio rovescio.

Indietreggiavo e tiravo il beck, oppure andavo di top sul top. Ci voleva poco a farmi perdere i gangheri, quel colpo lì ci riusciva in davvero poco tempo…

Roger, (che non mi si accusi di blasfemia), soffre anche lui quei maledetti colpi alti sul rovescio, come lì soffre qualsiasi romantico che continui a tirare il rovescio ad una mano in una selva di bimani.

Epperò Roger nei momenti in cui trasforma il tennis in performance artistica, alza il gomito destro, porta la racchetta più in alto, quasi all’altezza della spalla, carica leggermente meno e su quelle palle alte ci si appoggia con  forza e precisione, ed allora scaccia via la mia e la sua ansia…

Improvvisamente è tutto come deve essere. I bruti vengono ricacciati indietro ed il re del tennis ha di nuovo il suo regno.

Ecco, per questo Federer va oltre il bene ed il male, oltre la vittoria e la sconfitta, perchè la sua vittoria non è una, ne sono mille.

Vince quando tira fuori dalla pancia una voleè, quando con la seconda butta l’avversario nel bar a comprare le fragole, quando in due passi riprende posizione e concentrazione, quando con il diritto disegna la traiettoria perfetta.

Bisogna guardare oggi a Federer non più come ad un tennista che compete, ma come ad un maestro che evangelizza, come ad un dono per tutti noi che amiamo, in un modo o nell’altro questo sport ma, più in generale, la bellezza che si manifesta quando l’uomo si riscopre divino.

Se non mi credete, se pensate sia un’esagerazione, provate ad andare, almeno una volta a vedere un torneo ATP, tipo Roma, guardate una partita di Nadal, dello stesso Djokovic ed una di Federer. Non osservate tutto il campo. Fissate, per almeno 10 minuti, solo loro. Nemmeno uno sguardo all’avversario o a dove finiscono le loro palle.

Alla fine avrete tutto chiaro. I primi due saranno campioni immensi, il secondo sarà Roger, non vi servirà attendere la fine del match per sapere chi ha vinto, avete vinto voi, perchè avete visto una cosa così come deve essere, nulla da togliere, nulla da aggiungere.

Il mio Wimbledon 2014 si è concluso ieri alla fine del 4° set. Poi ho chiuso gli occhi ed ho stretto la mano a Roger. “Grazie maestro”.