Come un albero

Ho letto, (quasi tutto, poi mi ha annoiato ed infastidito), questo articolo http://www.repubblica.it/politica/2016/05/20/news/la_processione_nella_casa_di_pannella_ho_gia_detto_a_tutti_quello_che_devono_fare_al_momento_giusto_-140186348/?ref=HRER2-1

Ho pensato: “ecco il problema, danno tutti troppo peso alla vita, diamo tutti troppo peso alla vita”

Anche nel raccontare gli ultimi giorni di un uomo si spendono miliardi di parole, aneddoti, possibilmente con nomi importanti, citazioni, frasi ad effetto, come a sottolineare la grandezza dell’uomo e della sua mente.

Questa sopravvalutazione di ciò che siamo e delle nostre vite è per me insopportabile, oltre che causa di questo homocentrismo/fanatasimo.

Sarò distruttivo, a volte smorzo entusiasmi e la mia frase principale rispetto ad ogni novità è “mi pare una cazzata”, ma non è mancanza di gioia o vitalità, credo sia il desiderio di sentirmi come un albero, che cresce senza domandarsi ogni giorno come sia essere albero, quando pesino i propri rami, come ci guardino le altre piante del bosco o se il taglialegna arriverà oggi o domani.

Io non sono famoso e non lo sarò mai, a far un montaggio della mia vita, il giorno prima di morire, pure si potrà cogliere qualche attimo di luce, qualche frase ad effetto, quale guizzo di genialità, ma a che pro? A consolazione o premio di chi o cosa?

Troppa importanza a ciò che c’è sopra e tutto intorno all’esistenza, davvero troppa.

Come un albero, ecco la frase che vorrei mi descrivesse, ma se lo facesse, e ancor più se qualcuno lo ricordasse, sarebbe essa stessa la negazione di ciò che voglio.

 

Run, baby, run

Alla fine il “come siamo” lo si vede in qualunque nostra attività. Hai voglia a nasconderlo, ma esce fuori con prepotenza, basta saper guardare.

E’ per questo che vedere Corrado correre mi emoziona e davvero non mi interessa che arrivi primo, secondo o ultimo. E da ieri mi emoziona vedere anche Carla correre.

Corrado sente la gara, la affronta con impegno, è preciso alla partenza, fa mulinellare le gambe, tiene la testa alta. A metà percorso inizia a guardare alla sua sinistra, per verificare dove si trovano gli altri bambini, sbanda un pochino, perde qualche cm, da dietro arriva in progressione il bambino con la maglietta arancione, rinviene anche quello al centro con la maglietta verde. Corrado getta un altro sguardo alla sua sinistra, vede l’arancione arrivare, e sente il verde stargli ad un passo, ma non molla. L’arancione passa, il verde invece riesce a tenerlo a bada. E’ secondo, ma ciò che più conta è lui, con le sue paure, con il suo fare cmq l’ometto, non mollando, tenendo la testa alta anche di fronte alle sue paure ed alla sua piccola rabbia.

E poi Carla, che pescata all’ultimo secondo per fare la gara, se la fa quasi ridendo, colma di gioia ed energia, con la coda al vento, i passi eleganti per avere solo 4 anni (quasi). Piccolina e rapida, bellissima al punto che mi danno per il fatto che non sarà per sempre solo mia. Preferirei dividerla solo con lo sport per il quale mi pare portata. Lei corre come Heidi nei prati, ma una Heidi più coordinata e cazzuta e taglia il traguardo lasciandosi dietro due bambini. La gara era con quasi tutti bambini più grandi e questi tutti maschi.

Ma lei di questo e di molte altre cose se ne fotte. Carla è davvero un fulmine di guerra.

E dopo mi abbraccia felice perchè vede il mio orgoglio.

Adoro vedere questi due nani correre ed ogni giorno godo a vederli diventare migliori di me.

Nonni

guardo i miei figli e mi chiedo, (qualche volta, non spesso), come è avere dei nonni. Dei nonni veri intendo.

Io quelli materni non li ho conosciuti e mia padre se li è goduti poco. Quelli paterni sono morti che ero ancora troppo piccolo.

Però vedo i miei figli, che portano il nome uno del nonno paterno ed una di quella mterna, che però non c’è più.

I nonni al di là di come siano come persone,  sono il ponte tra le epoche, sono i custodi dell’esperienza, sono il rifugio di fronte all’incomprensione che i ragazzi possono avere con i genitori.

Mi sarebbe piaciuto avere un nonno con il quale confrontarmi. Un nonno nel quale nascondermi silenziosamente o rumorosamente.

Durante i miei due viaggi a Cuba ho visto molti anziani, li ho visti padroni delle piazze, rispettati, voluti bene, inseriti nella società. I nostri anziani invece sono in un angolo, marginali, buoni solo a dar briciole ai piccioni ed invece no, i nonni dei miei figli, indipendentemente dai genitori che possono esser stati, hanno il compito più importante, quello di passare la memoria, quale che sia. Dalla memoria di quando si giocava per strada, a quella del 68.

Io sono convinto che la memoria tramandata insegna che ciò che di bello è accaduto può ancora accadere e ammonisce sullo schifo che può esserci a ripetere certi errori.

Se stiamo come stiamo è perchè siamo senza memoria, presuntuosi al punto da ignorare l’esperienza di chi questa terra la vive da più di noi.

Io spero che i miei figli imparino tanti dai nonni, spero sappiano rispettarli sempre, spero si accorgano, ma sono certo sia già avvenuto, di che tesoro hanno tra le mani.

Ciao nonni mie, (quelli veri) ovunque siate.