Lei.

Lei va in giro con la sua ombra perfetta,

e dispensa sorrisi e gesti delicati dalle mani affusolate e non lo sa che ha chiuso la felicità in una scatola.

Si dedica ad aggiustare il passato e lo fa con così tanta cura che per sistemare presente e futuro non le resta più tempo.

Non ha cancellato il numero di lui, non lo cancellerai mai. Continuerà a sognare di quel tatuaggio da fare in due, di quel viaggio da fare in due, di quell’isola da abitare insieme, stretti sotto l’ombrello, stretti come un solo cuore.

Ma nulla di questo accadrà più. Mai più.

Guarda crescere i figli che ora sono grandi.

Si guarda sfiorire negli sguardi di lui che ha scelto per le stesse ragioni per le quali non lo ama più, e forse mai lo ha amato.

Osserva sua madre invecchiare, mentre suo padre invece è sempre giovane e bello come un eroe Tutto questo sa che non ha un senso, ma lei è stata così brava da trasformare la bugia nel suo senso.

Ieri l’ho vista, osservava una panchina vuota.

Ho potuto leggere i suoi pensieri, si chiedeva come sarebbe stato avere il culo di lui seduto stretto vicino, attaccato al suo, a guardar la gente passare, come fosse il più bello degli spettacoli teatrali.

Ma nulla di tutto questo accadrà mai.

Ha scelto, di non scegliere, ma di farsi scegliere, di restaurare il mondo, ma di lasciarsi andare in pezzi.

Ed ognuno è artefice della propria infelicità e carnefice della propria felicità.

Resta solo da rivivere il passato, chiudendo gli occhi e respirandolo a narici larghe.

Improvvisamente è di nuovo tutto in disordine.

Nf1 e lei ha solo 12 anni.

Ed il mio cuore si è frantumato.

Ho allontanato tutto.

Ho solo voglia di dormire, dormire e maledire, maledire e dormire.

Ma sono chiamato ad essere migliore di quello che sono, a mettere me dietro tutto e spingere, spingere, spingere sempre, per non lasciarla pedalare da sola.

Non serve a niente essere arrabbiati, ma non serve nemmeno confrontarsi con chi ha orecchie pigre ed un cuore diverso.

Mi domando che cosa ci aspetterà, mi domando se davvero c’era un prima e c’è un dopo.

Non ho voglia di ascoltare, non ho voglia di parlare, ho voglia di sudare, abbracciarla e giocare.

Nient’altro.

Nient’altro conta.

Maledette lettere, maledetti numeri.

Gli Dei…

Dunque davvero non avrei mai dovuto osare esser felice?

Davvero il mio gridare “sto bene” ha indispettito gli Dei?

Davvero hanno pensato che troppo grande fosse il peccato mio, di essermi sottratto alle catene?

E dunque la punizione, dunque il castigo ma perchè non a me, perchè?

Come bomba di chiodi che esplode dentro,

come aghi conficcati negli occhi,

come corrente lungo la schiena.

Viene giù il mondo, in un enorme, squassante terremoto e non posso lasciarmi coprire, sommergere, schiacciare, no.

Devo uscire e ricostruire, ogni giorno, ogni giorno che cade la casa, ogni giorno che viene giù un pezzetto, ogni giorno che mi dissolvo un pò.

Eppure basterebbe solo dormire, chiudere gli occhi, aspettare che il sonno si mangi tutto e fosse per me lo farei, ma in questo spartiacque della vita mia, ho dovuto scegliere in fretta e la scelta è esserci, finchè avrò forza, finchè avrò fiato, ed anche dopo.

Non oserò più esser felice, non dirò più che va bene così.

Me ne starò con una parte del cervello ed una parte ancor più grande del cuore, a pensare ai suoi occhi, al viso suo dolce, alla voce di miele augurandomi che gli Dei mi perdonino, se sono stato felice.