Nonni

guardo i miei figli e mi chiedo, (qualche volta, non spesso), come è avere dei nonni. Dei nonni veri intendo.

Io quelli materni non li ho conosciuti e mia padre se li è goduti poco. Quelli paterni sono morti che ero ancora troppo piccolo.

Però vedo i miei figli, che portano il nome uno del nonno paterno ed una di quella mterna, che però non c’è più.

I nonni al di là di come siano come persone,  sono il ponte tra le epoche, sono i custodi dell’esperienza, sono il rifugio di fronte all’incomprensione che i ragazzi possono avere con i genitori.

Mi sarebbe piaciuto avere un nonno con il quale confrontarmi. Un nonno nel quale nascondermi silenziosamente o rumorosamente.

Durante i miei due viaggi a Cuba ho visto molti anziani, li ho visti padroni delle piazze, rispettati, voluti bene, inseriti nella società. I nostri anziani invece sono in un angolo, marginali, buoni solo a dar briciole ai piccioni ed invece no, i nonni dei miei figli, indipendentemente dai genitori che possono esser stati, hanno il compito più importante, quello di passare la memoria, quale che sia. Dalla memoria di quando si giocava per strada, a quella del 68.

Io sono convinto che la memoria tramandata insegna che ciò che di bello è accaduto può ancora accadere e ammonisce sullo schifo che può esserci a ripetere certi errori.

Se stiamo come stiamo è perchè siamo senza memoria, presuntuosi al punto da ignorare l’esperienza di chi questa terra la vive da più di noi.

Io spero che i miei figli imparino tanti dai nonni, spero sappiano rispettarli sempre, spero si accorgano, ma sono certo sia già avvenuto, di che tesoro hanno tra le mani.

Ciao nonni mie, (quelli veri) ovunque siate.

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