Ripartire dagli ultimi per migliorare la società

Senza ipocrisia, o buonismo, dico che a mio parere si dovrebbe ripartire dagli ultimi.

Nella nostra società il patto sociale tra le persone è a rischio.

Ci si scontra ormai tra micro gruppi per chi deve primeggiare.

La nostra attuale cultura è quella del vincente, lo è dagli anni 80 forse, ma ora ha fatto un ulteriore passo in avanti (verso lo sprofondo dico io) ed è diventata del vincente con violenza.

Non basta più vincere, bisogna stravincere ed umiliare l’avversario, come quando una squadra di calcio un tempo sul 4 a 0 si fermava ed oggi invece fa di tutto per arrivare a farne 8.

Questo modo di pensare ha spaccato la società, ha trasformato la vita in una competizione violenta.

Lo vediamo dagli atteggiamenti della gente, dei ragazzini, dalle parole delle canzoni, dal modo in cui si rivendicano strafottenza, ricchezza sfrenata, sessismo, come fossero valori.

Ripartire dagli ultimi, dai deboli, dai bambini, dai disabili, dagli anziani, dagli emarginati…

Non per sentirsi buoni o per fare del pietismo, ma per rieducarci; rieducarci alla debolezza, alla fragilità, alle conseguenze dell’insuccesso.

Guardare negli occhi chi fa fatica, chi si è perso, chi arranca, ci ricorda la nostra umanità, ci fa ritornare nello stesso luogo in cui ci sono tutti, invece che sul piedistallo sul quale ciascuno di noi ogni giorno si piazza.

Ripartire dagli ultimi è un gesto di salvaguardia della società, è una soluzione per ricreare comunità e condivisione, per tornare umani.

In un momento nel quale nessuno vuole perdere ed essere ultimo c’è il pericolo che la società non corra più alcun rischio per migliorare, c’è rischio di cercare e perseguire solo ricette facili a problemi complessi, di percorrere strade già battute e buone solo per raccogliere fugaci consensi senza capire che il miglioramento collettivo passa per mille insuccessi e per scelte coraggiose e talvolta 99 volte fallimentari, prima della centesima giusta.

Ed è guardando negli occhi un vecchio, un bambino down, un genitore stanco, un ragazzo fuggito dal proprio paese che potremo riprendere a crescere come individui e come società.

Il pensiero dominante del vincente che passa con la ruspa, sta educando schiere di giovani a pensare come lupi famelici, e sta costruendo una classe dirigente votata solo alla spettacolarizzazione ed alla ricerca di un nemico da schiacciare.

Non serve agli “ultimi” essere aiutati, serve ai primi, serve a tutti.