Melacca e dintorni

Facciamo migliaia di km per ritrovarci in un posto che non c’è o forse non c’è più. La Malesia, come anche la Thailandia che ebbi modo di vedere 10 anni fa, sono posti che si sforzano di adeguarsi al solito modello di sviluppo occidentale fatto di cemento, elettronica, consumo, commercio…
Vedi questi bancarelli cinesi pieni di cavi e cavetti, di cuffie enormi o minuscole, di radio, radioline, telefoni, cover… Come se non fosse rimasto nulla della millenaria cultura cinese, solo commercianti da due rupie.
Visitiamo un posto che piano piano non esisterà più nella sua genuinità, magari e’ già così.
E’ noto che l’occidente non abbia fatto altro, (e continua a farlo ancora ed ovunque non abbia ancora terminato l’opera), che creare colonie, ma vederlo da vicino fa impressione. A Melacca, dove siamo ora, hanno creato, ad esempio, una sorta di sito protetto con le tipiche costruzioni malesi, fatte in legno, senza l’uso di chiodi, solo pressione ed incastri. Hanno in pratica creato da soli una riserva…Mentre tutto intorno spuntano orrendi e inutili grattacieli per riempire i quali dovranno ancora vendere, commerciare, lucrare, snaturandosi sempre più, fino a perdersi del tutto.
Mi è ancora una volta chiara la grandezza dell’India che tutto sommato ha saputo resistere più a lungo, ha preservato la sua essenza, almeno finché la globalizzazione non gli ha rubato pure le divinità dai templi.
Come viaggeranno i miei figli?
Perché dovrebbero viaggiare?
Per trovare emuli senza più identità del nostro occidente a sua volta perduto e perdente?
Tanti paradossi…Che mi tengono un po’ sveglio…E tra qualche ora un altro bus e l’unica cosa genuina sino ad ora e’ stata la tizia dell’ufficio biglietti dei bus che, di fronte al mio stupore nel non trovare un bus per raggiungere la nostra prossima meta, non ha fatto altro che guardarmi calma, quasi indifferente, come se non capisse il mio affanno.Molto orientale, o forse molto strafottente.

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