12 Gennaio

E’ come il rumore del mare la tua assenza.

Se ne sta lì, costante, in sottofondo.

Avanza e arretra, lambisce la pelle quando decido di sedermi a riva, a volte accarezza, a volte porta un freddo inaspettato.

Ma non mi sottraggo mai.

A volte la contemplo questa tua assenza, cercando di capire se contenga ricordi, pensieri, desideri non realizzati, idealizzazioni…

Altre volte invece ci piango su, come fosse una base musicale su cui intonare la mia canzone.

E poi metto “Roberta” o “Un grande amore e niente più” di Peppino di Capri, e ti guardo, con un occhio del cuore ed uno della memoria, mentre le intoni, divertito sotto i tuoi baffi, così belli, così adulti, così protettivi per il bambino che ero.

Siamo rimasti lì tu ed io, all’infanzia, a me biondo ed a te nel campo da tennis.

Ed è lì che torno spesso, ed è lì che torno sempre.

E manchi, e manca non poter, o non saper, condividere con nessuno questo buco nero che ho dentro al cuore.

Solo il messaggio del tuo amico fraterno, puntuale come l’amore vero sa essere, mi fa sentire che non sei unicamente un mio ricordo ora, ma che vivi in altre memorie, in altri cuori, in altri ricordi.

Ed allora ti saluto così papi, seduto sugli spalti del circolo di Lucia, sorseggiando dalla cannuccia una Coca in vetro, mentre servi, mentre corri, mentre sorridi, mentre vivi e metti a mani larghe il tuo cuore dentro il mio.

Per sempre.

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