“Le grandi interviste di Pat_thai” – Alfredo Vernetti.

 

Incontro Alfredo in piena notte, ha smontato da poco dal suo turno in ospedale.

Per concedermi di intervistarlo mi ha imposto di andare a Roma, dove vive e lavora.

C’è una vecchia ruggine tra di noi, una di quelle cose che il tempo non riesce a lavare via.

Mi saluta con finta cordialità, e puzza, puzza davvero tanto, più del solito.

Sto quasi per farglielo notare, ma mi fermo appena in tempo consapevole che, una parola sbagliata, e tutta l’intervista andrà a farsi benedire.

 Ci incamminiamo per uno stradone buio di Roma, un Trans che batte sull’altro lato della strada urla: “sciao Alfrè, sci vediamu scettimana proscima”.

Alfredo fa un cenno con il capo senza nemmeno girarsi. Riesco solo a chiedergli: “Alfrè, dove andiamo?”

Fa freddo, fa così freddo che le prime due domande dell’intervista si sono giacchiate e sgretolate, non le ricordo più.

 Conosco Alfredo da più di 20 anni. E’ iniziato tutto giocando a calcetto, spesso e volentieri contro. Ci siamo sempre detestati ed in campo la cosa era ancor più evidente.

Non posso negare che su di me eserciti un certo fascino, è un personaggio interessante, un lupo solitario, un disadattato con una sua ironia. Mi piace, come può piacere qualcosa di Kitsch.

 Finalmente arriviamo a casa sua.

Il palazzo è fatiscente, la luce nell’androne va e viene.

L’appartamento è al primo piano. E’ una casa vecchia, con mobili vecchi, con aria vecchia.

La persona che lo ospita per tenerlo lì, in passato, gli ha chiesto cose orrende delle quali Alfredo mi ha già detto di non voler parlare.

Ed io lo rispetto.

Riesce solo a dirmi ogni tanto, come a ripeterlo a se stesso: “però pago poco, è tranquillo”, “però pago poco, è tranquillo” e nel frattempo si dondola un po’ alla rain man.

 – Alfrè, iniziamo per favore che poi devo tornare in albergo.

Annuisce. Si guarda nello specchio appeso alla parete e poi fa: “sto bene? Sono magro?”.

No, Alfrè, sei davvero osceno.

Finge di non sentire.

Parto con le domande:

D. Sia chiaro a modo mio io ti voglio bene, sei un’icona, in negativo, ma sei un’icona.

 Valori strani nelle ultime analisi?

       R. A parte la peste nera tutto ok

 D. Vivi ormai a Roma da anni, perché? Cosa hai contro i romani?

       R. Mi piace il teatro e Roma rappresenta un’enorme scenografiaI Romani? Mediocri comparse di provincia.

 D Come è “vivere a Roma” a Napoli, in terra di Gomorra?

     R. Fatica a capire la domanda, i farmaci ormai lo stordiscono, poi si riprende e dice: “però pago poco, è tranquillo”, “però pago poco è tranquillo” e si dondola.

 D Ogni volta che torni a Napoli fai di tutto per incontrare i tuoi amici storici, senza renderti conto che, bene o male, tutti sono andati avanti, hanno altri affetti, altri rapporti, altri interessi, ma tu ti ostini, è una questione di coerenza?

     R. Sono masochista fino all’inverosimile, comunque uso quella gente per sentirmi meno solo e non nutro alcuna stima per loro.

Alfredo ormai è indurito dalla sua vita grama…

D Catullo inizia il carme 85 con il verso Odi et amo e con poche parole spiega il contrasto di sentimenti che l’amore provoca. Per te un moderno Catullo scriverebbe Odi et schif, perché tu sei un uomo che non genera contrasti e mette tutti d’accordo. Ti riconosci questa qualità?

    R. La diplomazia è una qualità di cui vado fiero

 D. Tanta gente sul web parla di te, ci sono anche pagine che portano il tuo nome, tutto ciò ti inorgoglisce?

       R. Ho molto carisma e so di essere una celebrità nel bene o nel male, prendo quanto di buono posso da questa condizione cercando di restare con i piedi per terra.

 D Anche questo Natale i tuoi parenti faranno di tutto per allontanarsi da te, come festeggerai. Ah, ho letto che 24 e 25 le pizzerie non fanno consegne a domicilio……

    R. Ho giocato d’anticipo, passerò la vigilia in ospedale a lavorare e per il 25 ho già pronta a casa una confezione di risotto in busta e dei grisbì.

 D Ho trovato una bellissima cassa in mogano, sta via nuova poggioreale, ti dispiace andare tu con la tua macchina e portarmela a casa?

     R. Troppo spesso persone come te hanno scambiato la mia disponibilità per debolezza. Io maledico tutti voi.

D. Per me sei un’ossessione, spesso durante la notte mi sveglio spaventato per aver sognato di essere te. La domanda è: tu veramente pensi di essere in forma?

     R. Penso che la tua sia una forma di patetica insicurezza e comunque la forma è uno stato mentale.

D. Non è arrivato secondo te il momento di mandare ai giovani un messaggio chiaro e dire loro che stempiarsi non è un problema?

  R .Certo volentieri: “ siate calvi, siate folli “.

D. sei innamorato?

      R. In questa fase della mia vita non ho tempo per l’amore. Comunque mi piace molto la fessa ( e qui fa il consueto segno con la mano a triangolo).  

Il mio pensiero chissà perchè va al tizio che manco mezz’ora fa ha gridato “scià Alfrè, sci vediamu settimana proscima”

 D. sei una brava persona?

     R. Direi “timorata di Dio”

 D. vieni sfruttato sessualmente?

       Chi non lo è… ? Fa una pausa lunga un secolo, poi subito riprende a mormorare ed a dondolarsi “però pago poco, è tranquillo, però pago poco, è traquillo”

       D. Pensi ci sia ancora spazio per gente come te?

           Un barlume di sincerità si fa strada nei suoi occhi. R. io sono disperato, io spesso per provare un’emozione mi sparo anche 10 radiografie di fila…

Capisco che non è il caso di andare oltre e gli dico:

 Per te un saluto speciale Alfredo, sei sempre stato un ottimo amico, peccato che io ti abbia sempre considerato un conoscente.

R. Io ti ho sempre considerato una meteora, è ti auguro di infrangerti contro un pianeta.

 Ci salutiamo, con una stretta di mano abbastanza vigorosa.

Oltrepasso la porta di casa e getto un’ultima rapida occhiata all’interno della casa, alle pareti ci sono quadri brutti e pesanti, in un angolo scorgo un costume da poliziotto ed una scatola di “control”.

Vorrei poter dire ad Alfredo che un giorno la sua vita cambierà, vorrei davvero…

 

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